Ospedalizzazione domiciliare: assistenza di infermieri e OSS
In campo sanitario una delle principali tendenze attuali delle società avanzate si definisce ospedalizzazione domiciliare, intendendo con questo concetto lo spostamento delle attività di cura e assistenza dalle strutture ospedaliere al domicilio del paziente.
Si cerca di erogare le prestazioni assistenziali in casa del malato in continuità con le cure prestate durante il suo ricovero in ospedale o, quando possibile, in alternativa all’ospedalizzazione per 3 ragioni fondamentali:
- da qualche decennio la sanità pubblica nei paesi occidentali è sottofinanziata con la conseguenza di produrre una diminuzione dei posti letto e del personale ospedaliero;
- i costi dell’assistenza in ospedale sono più alti dei corrispettivi costi a domicilio;
- trascorrere la convalescenza (o la malattia) nella propria dimora, circondati dalla famiglia, ha effetti terapeutici positivi, accelera il recupero e allevia la sofferenza (anche psicologica) dei pazienti, soprattutto se anziani.
A queste tre cause si è aggiunta di recente l’epidemia di Coronavirus che ha ulteriormente favorito la domiciliazione delle cure e dell’assistenza al fine di limitare le occasioni di contagio di anziani e malati, assai più probabili all’interno delle strutture ospedaliere e di ricovero.
Il percorso di ospedalizzazione domiciliare può essere limitato al tempo necessario per il recupero dell’autonomia del paziente o declinarsi nella forma dell’assistenza domiciliare integrata (ADI), ossia un insieme di trattamenti socio-sanitari erogati in forma continuativa per pazienti con problemi cronici.
In entrambi i casi il programma varia in base al quadro clinico del malato, e l’iter viene personalizzato coordinando le terapie mediche, infermieristiche, riabilitative e socio-sanitarie al fine di favorire il recupero della salute del paziente o rallentarne il declino funzionale. Il coinvolgimento di infermieri, fisioterapisti, OSS o altri operatori segue di conseguenza.
Si capisce bene, quindi, che la complessità e la durata dell’intervento assistenziale può variare molto da caso a caso. L’intervento coordinato per un anziano con difficoltà di deambulazione dovuta alla rottura del femore dopo una caduta sarà più contenuto dell’assistenza continuativa che richiede un anziano affetto da demenza senile in stato avanzato (o altra malattia degenerativa).
L’assistenza ai malati terminali e oncologici richiede un intervento assai articolato e la partecipazione di molte figure professionali, laddove l’assistenza post-operatoria a un giovane in rapido recupero non pone particolari difficoltà.
Vi sono poi i casi in cui dei malati non autosufficienti, affetti da patologie croniche, necessitano di assistenza infermieristica costante e un livello di attenzione molto alto che include l’assistenza notturna.
Assistenza a domicilio: OSS o infermiere?
L’ospedalizzazione domiciliare implica che il medico o altre autorità sanitarie, come le ASL, si facciano carico di definire i bisogni del paziente e indicare le figure professionali da coinvolgere nell’assistenza domiciliare.
L’operatore socio sanitario (OSS) e l’infermiere sono certamente le due figure a cui più comunemente vengono affidati compiti assistenziali.
L’OSS è una figura professionale finalizzata a favorire il mantenimento o il recupero dell’autonomia dell’assistito e, in generale, a creare le condizioni affinchè la sua qualità di vita sia la migliore possibile considerato il suo stato di salute e il suo livello di autosufficienza.
Persone che hanno subito un intervento chirurgico, disabili, anziani non autosufficienti, persone con patologie croniche: sono alcune delle tipologie di assistiti che possono beneficiare dell’aiuto di un OSS.
Gli ambiti d’intervento dell’OSS possono includere:
- aiuto alla cura dell’igiene fisica;
- assistenza alla mobilità e alla deambulazione;
- alimentazione (spesa, preparazione e somministrazione dei pasti);
- mantenimento della pulizia e dell’ordine in casa;
- disbrigo di pratiche e commissioni;
- compagnia e stimolazione cognitiva;
- sostegno psicologico;
- facilitazione delle interazioni sociali e familiari;
- funzione di sostegno all’infermiere;
- ecc.
L’OSS deve coordinare i suoi interventi con il resto del team multidisciplinare impegnato nell’assistenza domiciliare, collaborando con medici, infermieri, fisioterapisti, assistenti sociali, psicologi, ecc.
In nessun caso l’OSS può arrogarsi la responsabilità di somministrare terapie medico-infermieristiche.
Ogni volta che un paziente necessiti di trattamenti infermieristici deve essere l’infermiere a domicilio a occuparsene.
Alcune delle mansioni che spettano a quest’ultimo sono:
- somministrazione di terapie;
- prelievi del sangue;
- iniezioni intra-muscolari e sottocutanee;
- gestione di flebo e cateteri;
- prevenzione delle piaghe da decubito;
- medicazioni e bendaggi;
- vaccinazioni;
- monitoraggio delle condizioni del malato;
- organizzare il lavoro degli ausiliari di supporto;
- ecc.
Il lavoro dell’infermiere e dell’OSS non sono mutuamente esclusivi, anzi, sono numerose le situazioni in cui entrambe le figure professionali sono chiamate a collaborare e coordinarsi per il bene dell’assistito.
Assistenza Famiglia è da molti anni un’agenzia di riferimento a Torino e provincia nel campo dell’assistenza privata ospedaliera e domiciliare.
I nostri infermieri e operatori sanitari OSS sono abituati a operare in ospedali, strutture di ricovero e contesti domestici fornendo un servizio non solo professionale, ma anche sensibile e simpatetico con l’assistito e la sua famiglia.
Una buona risonanza emotiva fra l’assistente domiciliare e la famiglia si riflette sul benessere dell’assistito e sui tempi di guarigione e recupero.