La vecchiaia è la fine di tutto?
In alcuni casi, purtroppo, gli anziani vivono, loro malgrado, situazioni di emarginazione, di solitudine e di perdita di relazioni affettive. La mancanza di stimoli sociali e culturali contribuisce in modo sostanziale ad impoverire la mente. Contrariamente al pensare comune, la demenza senile non rappresenta un finale precostituito dal finale tragico e senza speranze per chi invecchia.
Anzi molte persone, novantenni e centenarie, conservano un cervello da invidia: non sono situazioni sporadiche, ma è la dimostrazione lampante che è possibile spingersi alla fine della vita conservando un’ottima salute.
In poche parole queste persone sono l’esempio che ci dimostra come sia avverabile diventare vecchio senza essere colpiti dalla demenza senile. E’ pertanto possibile invecchiare mantenendo una sufficiente autonomia e buone capacità intellettive, compresa la memoria, e considerare così la vecchiaia non più soltanto una fase di perdita, ma un periodo di cambiamenti anche positivi. Sono infatti numerosi gli anziani che, anche in età avanzata, conservano le capacità di svolgere compiti complessi ed impegnativi. Basti pensare alla vivacità intellettuale di alcuni politici, o alle verve creativa di scrittori ultraottantenni.
La voglia di imparare, l’elasticità mentale e la tenacia non hanno età.
Ce lo dimostra Angelo che a 84 anni diventa Dottore in Relazioni Internazionali all’Università di Palermo. La motivazione che lo ha spinto a studiare ancora è la curiosità e il voler ampliare la propria cultura. Prendere la seconda laurea a tre anni di distanza dalla prima solo per “conoscere” non è da tutti e per lui, che 75 anni fa aveva dovuto abbandonare la scuola a 9 anni per lavorare e dare una mano in famiglia, è stato un sogno che si è realizzato. Tutti i giorni per tre anni ha viaggiato in auto da Terrasini a Palermo per seguire i corsi, 8 ore di lezioni al giorno, tanta fatica, ma il traguardo è stato raggiunto.